Andrea Suggi, Schede (2010), scheda 4

Tommaso Campanella, Aforismi politici, con sommari e postille inedite integrati dalla rielaborazione latina del De politica e dal commento di Ugo Grozio, testi critici, con le varianti dei codici e delle stampe originali, introduzione e note a cura di Luigi Firpo, Torino, Giappichelli, 1941, pp. 87-142.

Negli Aforismi politici, Tommaso Campanella analizza alcuni tra i temi classici della riflessione politica, descrivendo come sia possibile fondare, far crescere, mantenere in vita un organismo politico, come rimandarne la decadenza, come ovviare agli inconvenienti che possano danneggiarne gli equilibri. Si tratta dell’unica opera politica campanelliana la cui redazione appare del tutto svincolata da motivazioni di carattere occasionale o polemico, scevri, perciò, da un’urgenza contingente e unicamente orientati a definire e chiarire gli aspetti fondamentali e decisivi della politica. Pur trattando di temi tipici di tal genere di trattatistica, gli Aforismi politici hanno una propria spiccata originalità che li distingue rispetto alla riflessione politica coeva, dovuta al fatto che Campanella in quest’opera sviluppa la propria riflessione politica in un nesso stretto con la sua filosofia della natura. La funzione delle leggi sarà infatti quella di regolare i comportamenti degli uomini, tenendo conto delle loro inclinazioni naturali e buon legislatore sarà chi meglio conosce la natura, chi meglio e più efficacemente riesce a stabilire un canale di comunicazione con la divinità, data la strutturale insufficienza della sola prudenza umana a guidare la politica. Si radica qui la polemica campanelliana contro la ‘ragion di stato’, intesa come la pretesa della ragione umana di esercitare una propria ed esclusiva autonomia nel terreno politico, servendosi della religione come di uno strumento di dominio, mentre la religione, secondo Campanella, è la vera anima della politica, in quanto svelatrice del senso intimo, e divino, della natura.