Andrea Suggi, Schede (2010), scheda 5

Tommaso Campanella, Del senso delle cose e della magia, a cura di Germana Ernst, Roma-Bari, Laterza, 2007, pp. 1-236.

La redazione italiana del Senso delle cose e della magia è databile con buona probabilità alla fine del 1604 e segue una precedente stesura latina, annunciata come di prossima pubblicazione da Tommaso Campanella al termine della prefazione alla Philosophia sensibus demonstrata, apparsa, quest’ultima, nel 1591: quindi dedicata, nel 1592, durante il breve soggiorno a Firenze, al Granduca Ferdinando I, infine sequestrata a Bologna, insieme ad altri scritti del filosofo calabrese, da inviati del Sant’Uffizio. Riscritto completamente in italiano, il Senso delle cose faceva parte del gruppo di opere affidate a Kaspar Schoppe affinché questi, come promesso, le facesse pubblicare. Campanella ne redasse quindi una nuova versione latina dietro indicazione di Schoppe, che considerava la disponibilità del testo latino condizione necessaria alla pubblicazione, ma neppure in questo caso l’opera andò in stampa. Il testo verrà finalmente pubblicato in latino, a Francoforte, solo grazie a Tobias Adami nel 1620. Nel Senso delle cose, Campanella espone la sua tesi fondamentale secondo la quale nell’universo tutto è vivo e animato e ciascun ente naturale è indotto ad agire dall’esigenza di alimentare e potenziare il proprio afflato vitale. Tutti gli enti viventi sono il prodotto dello scontro tra il caldo e il freddo, e gli enti naturali risultano dall’effetto del calore del Sole sulla materia terrestre. Tali cause, però, agiscono, a loro volta, secondo un disegno divino, che si esplica nella natura: le cause agenti, perciò, sono funzionali alla divina intelligenza, che dispiega nel mondo la propria superiore giustizia armonica. A differenza degli animali, e di ogni altro vivente, gli esseri umani hanno la possibilità di estendere la propria volontà e il proprio pensiero oltre il mondo naturale, animati da un afflato che spinge loro a pensare e desiderare l’infinito, come dimostra il fatto che sono capaci di agire in modo tale da non occuparsi solo della propria conservazione naturale. Il quarto libro Senso delle cose, circolato anche in modo indipendente rispetto al resto dell’opera, è dedicato alla magia naturale, considerata da Campanella un sapere al tempo stesso pratico e speculativo nonché divino, nella misura in cui emenda il corpo delle proprie impurità e l’avvicina a Dio, per quanto riesce a rendere possibile legare gli uomini in una socialità equilibrata e consentanea alla natura dei diversi popoli.