Luigi Firpo, La Congiura di Calabria, doc. n. 12, p. 270

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XII. Il cardinal Giulio Antonio Santoro a monsignor Benedetto Mandina (Roma, 4 gennaio 1602)

Illustre et molto Reverendo Monsignor come fratello.
Nella causa di Frà Tomaso Campanella, et complici dell'ordine
de' Frati Predicatori, non si è inteso altro da che Vostra Signoria mandò copia
degli essamini fatti nel tormento della veglia con lettera de' 7. di
Giugno; et poi con lettera de' 2. di Agosto diede avviso delle parole
intese da' Ministri di Giustitia quando lo riconducevano nel
carcere dopo li tormenti. Però di ordine di questi miei Illustrissimi et
Reverendissimi Signori Cardinali Colleghi, Vostra Signoria s'informi in che stato si ritrovino
li sudetti inquisiti, cosi delle persone, come se è seguito altro
nelle cause loro, ò à difesa, overo per parte del Fisco, per pigliare
deliberatione intorno alla speditione, già che delle diligenze
ordinate à Monsignor Sirleti Vescovo di Squillace di buona memoria
non si può sperare effetto alcuno per essere seguita la sua
morte, et per la longhezza del tempo, et perché li testimonij che
dovevano ripetersi, ò essaminarsi di nuovo, difficilmente si trovaranno;
et anco Vostra Signoria dia avviso se a' sudetti Frati fu provisto delle
cose necessarie per il vitto, come piú volte fú ordinato qui a' superiori
loro, che del tutto si starà aspettando da Lei pieno ragguaglio.
Ne questa essendo per altro, me le offero, pregandole dal signore
ogni contento, et salute. Di Roma, a' 4 di Gennaro M.D.Cij.

Di Vostra Signoria Illustre et molto Reverenda come fratello amorevole Il Cardinale di
Santa Severina.

[a tergo:] All'Illustre et molto Reverendo Signor come fratello Monsignor Vescovo
di Caserta.

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