Tommaso Campanella, Dichiarazione di Castelvetere, p. 102

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Io, fra Tomase Campanella del ordine de santo Dominico, della
terra de Stilo de Calabria ultra, faccio manifesto a chi spetterà vedere
questo, come io, sendo stato nella religione de santo Dominico
per anni quindici, ho atteso a diverse professioni de scienza, e
in particulare alla profezia, tanto raccommandata da santo Paulo
alli Corinti: "potestis omnes prophetare"; e per questo mi dilettai di
quelle cose che donano indizio del futuro, secondo che Domine
Dio l'ha poste per segni delle cose del mondo. Pertanto, avendo
considerato per l'istorie vecchie quel ch'avea ad essere nel regno
de Napoli, che fu sempre de revoluzione ed ebbe principio, mezzo
e fine in brieve sotto diverse fameglie, m'entrò in pensiero che
dovesse patire presto mutazione, tanto piú che, parlando alli popoli,
li vedea lamentarsi delli ministri del Regno de molte cose
che se diranno a suo tempo; dopo, ragionando con diversi astrologi
(in particulare con Giulio Cortese napolitano, con Col'Antonio
Stigliola, gran matematico, e con Giovan Paulo Vernaleone, che
stavano in Napoli or son tre anni), ho inteso da loro che ci doveva
esser mutazione di Stato; e di piú, l'efemeridi di Cipriano Leovizio
per li gran eclissi, che cominciaro da due anni in qua e

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