Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 8

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Delle radici de' gran mali del mondo


Io nacqui a debellar tre mali estremi:
tirannide, sofismi, ipocrisia;
ond'or m'accorgo con quanta armonia
Possanza, Senno, Amor m'insegnò Temi.

Questi princìpi son veri e sopremi
della scoverta gran filosofia,
rimedio contra la trina bugia,
sotto cui tu, piangendo, o mondo, fremi.

Carestie, guerre, pesti, invidia, inganno,
ingiustizia, lussuria, accidia, sdegno,
tutti a que' tre gran mali sottostanno,
che nel cieco amor proprio, figlio degno
d'ignoranza, radice e fomento hanno.

Dunque a diveller l'ignoranza io vegno.

Commento dell'Autore

Perché l'autore scrisse in Metafisica di tre primalità o proprincìpi (ché così chiama la Potenza, la Sapienza e l'Amore) e tutti i mali del mondo pendono dalla tirannide, falsa possanza, e dalla sofistica, falsa scienza, e dall'ipocrisia, falso amore, dice che Temi con ragione gl'insegnò questa filosofia nuova. Themis è la dea della giustizia, che dava li oracoli in Grecia, secondo scrive Ovidio, e si piglia per la Sapienza divina. «Trina bugia» sono qui detti tre mali oppositi alla Trinità metafisicale e teologale; e son più nocivi che la impotenza, ignoranza ed odio, opposti e manifesti vizi. E, perché omnis peccans est ignorans in eo quod peccat, secondo i filosofi e teologi; e da questa ignoranza, che par sapienza di Stato, nasce l'amor proprio, ch'è cieco, radice e fomento di tutti i peccati, come dalla vera sapienza l'amor oculato, quia ignoti nulla cupido: però egli, svellendo l'ignoranza, fa conoscer i veri vizi e le vere virtù, ed a questo fine è nato ogni savio. Onde Salomone: «In multitudine sapientium sanitas orbis terrarum».

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