Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 85

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DIALOGO POLITICO
CONTRO LUTERANI E CALVINISTI E ALTRI
ERETICI. CHE POSSI CONVINCERLI OGNI
MEDIOCRE INGEGNO ALLA PRIMA DISPUTA
PERCHÈ IL MODO USATO CON LORO È
UN ALLUNGAR LA LITE. IL CHE È SPECIE
DI VITTORIA A CHI MANTIENE IL TORTO.
QUESTO TIENE L’ARCIDUCA MASSIMILIANO

Giacomo, Gerolamo, Giulio.

Ger. Ieri andai a Santa Maria della Nuova per
intendere i nostri filosofi coi Peripatetici disputare,
dove in scambio mi fu bisogno udir cose molto
strane da’ miei pensieri. Però che Maestro Tomaso
da Capua dottissimo teologo si mise a disputare
col catedrante delle nuove opinioni dei Luterani
e Calvinisti e dei loro dipendenti; dei quali recitò
più di cento nomi, e delle loro ragioni apportò
contro i Cattolici. Il rispondente poi non adduceva
ragioni maggiori nè autorità di lui. Poscia
un altro Carmelitano discorse sopra il medesimo,
talchè io ne rimasi attonito, e credo che un di
questi giorni se n’ha da ragionar in Consiglio.
Però da voi sopra ciò qualche discorso volentieri
ascolterei.
Giac. Anch’io a quella giostra fui presente e
vi stava dietro poco lontano.

Ger. Dunque che ve ne parse?
Giac. Certo il mantenitore della disputa rispondeva
bene, ma non era ufficio suo andar portando
autorità e ragioni con gli argomenti, chè ciò non
s’usa, ma solo di rispondere. Il che faceva molto
bene. Trattar poi di questi belli punti di lettere
sacre non è ufficio mio; solamente per vostra consolazione
dirò quel ch’io ne sento da filosofo,
perchè ancora a noi appartien contra quele sette
risentirci, che sparlano contra la madre natura, e
contra i buoni costumi della Repubblica. Lasciarò
poi determinare ai religiosi.

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