Tommaso Campanella, Del senso delle cose, p. 117
il temperamento, contra lui; ma a noi la fisonomia dalla
temperie si manifesta, e dalla formazione del cerebro, dagli occhi,
dal moto e dal parlare, perché questi sono luoghi e atti dello spirito;
e l’arguto nostro Gaeta, per conoscere gli affetti dell’uomo,
in vederlo s’imagina aver il naso, il pelo o la faccia o il fronte
come quello che mira, e quei pensieri e atti che fa 1’animo suo in
questa imaginazione giudica che sian naturali a quello, e non senza
gran ragione et esperienza, perché lo spirito forma il corpo, e
con quelli affetti che ha lo modella. Però il canino spirito, essendo
affetto dal generante ad imboccare, fa la bocca lunga, il lupino
a divorare fa il ventre largo, il leporino a temere fa l’orecchie in
dietro e la fronte ritirata come si guardasse, il leonino ad abbrancare
le zampe grandi, e così dovemo pensare che secondo l’affetto
formi ogni spirito umano il corpo, e in pensandoci che abbiamo
il naso grande si genera magnanimo pensiere, pensando
d’aver la fronte indietro ne par temere e guardarci, e se l’avemo
innanzi ci pare incontrare ad ogni periglio. Talché degna fisonomia
è questa, ma interrogando del calore delle viscere, e dell’umidità
e siccità del cuore, del cerebro, del fegato e ventricolo, e
della forma del capo accorgendoci, potemo assai bene indovinare;
ma ogni discorso è incerto, solo la prova di più volte è sicura.
Gran calore di cibi umidi fa spiriti grossi, copiosi, dissimilari,
impuri; e di cibi sodi, spiriti sottili, fuliginosi e grossi insieme.
Blando calore di umido cibo fa spiriti grossi e puri e lucidi; di sodi,
sottili prima e poi grossi. Li spiriti puri e similari e lucidi sono
d’ingegno facile, di senso pronto, di discorso certo e tenace, e di