Luigi Firpo, La Congiura di Calabria, doc. n. 2, p. 113

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l'è imposto e non ponno provedere alla salute commune, alla
quale io guardo, per la quale voglio morire.
Il resto di questo negozio presente tocca a fra Dionigi dire come
è stato, il quale l'ha trattato con fatti, ch'io non con altro che
con parole, ut supra.
Maurizio, quando fummo in Davoli, disse che volea far un giro
e trovar Giovan Battista Soldano, Giulio Soldanero e Carlo Bravo,
e trovare li foragiti di Reggio e li baroni e altri, e ch'esso poteva
fare in dieci giorni ducento uomini, e certi di casa dello Stocco in
Cosenza, ed entrar in Catanzaro, e pigliar la città, e tenerla, ma
non disse quando stava per farlo: questo è quanto so e me ricordo.

Io, fra Tomase Campanella, ho scritto e sottoscritto de mia mano
in presenzia del advocato fiscale.

Quello altro, che venne con quelli di Catanzaro, me ricordo per
le parole de Vostra Signoria che era Orazio Arania.
Io, fra Tomase Campanella.

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