Tommaso Campanella, Monarchia di Francia, p. 458

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di maestà per farlo presto morire, come dice Seneca, e sotto li tiranni
tutte l’accuse declinano in questa, come si vede in Cornelio Tacito. Di
più il disprezzo è gran segno di presta ruina. Il re di Spagna, con aver
tanti regni, che gira per tutto il mondo, pur è atto a patir guerra dal
sol duca di Savoia, come s’è visto gli anni passati. E gli Olandesi suoi
vassalli, con poca gente e poco terreno, son sessant’anni che li fan
guerra, e sempre con gloria loro e vituperio di Spagna.
Item, con tanti denari esser in bisogno sempre, è segno di inerzia.
La timidità anche naturale a Spagnoli dona indizio di caduta. La bugia
con la quale copreno i difetti manifesti e le perdite loro (e quando perdeno,
fanno luminari come ch’avesser vinto, e come Isaia dice posuerunt
spem suam mendacium
), è via al disprezzo e alla ruina. Due sole
virtù, dice il Campanella, mantengono la Spagna, oltre il pretesto di
religione, cioè la obedienza e pazienza. La timidità li aiuta, perché li fa
stare uniti e obedienti. E per questo son atti a conservare e non ad
acquistare. Quando dunque l’obedienza e la pazienza in loro mancheria,
si perderanno. Il che sarà per mancamento di prudenza, perché
non sanno tesorizare, né spagnolizare, né governar le varie nazioni con
leggi varie, ma tutte egualmente: però perdettero la Fiandra, volendo
governarla con leggi severe di Spagna, ed essi stessi struggon le
nazioni, che non ponno accomodar a loro costume, come fecero del
Mondo novo, per essi desolato.

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