Tommaso Campanella, Narratione della istoria, p. 297

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del baron di Cropani e del Vescovo, e sparlava come s’usa delli
prodigi detti.

8. Erano in quel tempo nel convento di Zoccolanti di Catanzaro
ritirati per li molti debiti Fabio di Lauro e Giovan Battista Bibbia
e si chiamarono fra Dionisio e lo dimandaro di quelli segni e profezie,
che solea dire, e dell’inondazion di Roma e dell’andata in
Ferrara e delle dottrine del Campanella, e si scopriro avidi di mutazione
e d’uscir in campagna; e fra Dionisio, ch’era chiacchierone
loquace, aggrandía le cose e commendò il disegno loro: parlava
della perdita del Regno e del mondo mischiatamente, per lo desiderio
ch’avea di vendicarsi per mezzo di quelli; li quali, consultati
dal bisogno («propter inopiam deliquerunt multi»), per le nemicizie
ch’aveano in Catanzaro, e dalla speranza di sollevarsi e aggrandirsi,
parlaro a don Luisi Xarava, fiscale scomunicato e malcontento,
e li dissero quel ch’aveano inteso e piú; e Xarava, per scaricarsi appresso
il Re la colpa della scomunica e per vendicarsi degli ecclesiastici
e d’altri nemici suoi di Catanzaro, disse a Lauro e a Bibbia
che questa era congiura di ribellar il Regno, e ch’esso sempre l’avea
pensato, e che c’intervenia il vescovo di Milito da cui era stato
lui con tanti baroni e ufficiali scomunicato, e tutta casa del Tufo e
’l vescovo di Nicastro che fece l’interditto; e che, per effettuar
questo, fra Dionisio era andato in Ferrara, e ch’il Papa consentía e
però non levava l’interditto, e che potean essere altri signori; e
s’informò con quanti avea amicizia il Campanella e ’l fra Dionisio
e concertaro di metterli in processo, qual fece segretamente contra
prelati e baroni e amici del Campanella, e nemici suoi e delli prefati
rivelanti; e ci posero anche don Alonso de Roxas, governator
della provincia, parte perch’era suo nemico di Xarava, parte perché
non fossero obligati a farlo consapevole di tal processo, perché

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