Tommaso Campanella, Narratione della istoria, p. 301

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12. Per queste cose il fra Giovan Battista di Pizzoni, sendo portato
a Montelione carcerato in castello, dove era il padre Marcianese
visitatore, si risolse, desperato della vita, di dire cose d’eresia
e che la ribellione non era per il papa, ma contra del papa; e
disse tutte l’eresie, delle quali sapea che fu travagliato uno in Roma
dal Campanella, e altre enormissime di piú; e fece dir il medesimo
in parte a fra Silvestro di Lauriana, suo compagno, il che appar
poi nel processo fatto in Napoli, dove si ritrattò in confronta
del Campanella, seben poi per maltrattamenti e suggestioni del
Fiscale tornò ad vomitum;ma in morte, avvenutali per infirmità
in carcere, dichiarò il vero, come appar per fedi nella difesa di fra
Dionisio nel Santo Officio e per testimoni.

13. Piacque al Visitator e poi a’ laici questa deposizione d’eresia,
perché non poteano far verisimile il primo processo contro il papa
e prelati; e maestro Giovan Battista di Polistena, ch’era andato apposta
a Montelione a trovar il Visitator, e ’l Nizza contra fra Dionisio,
suo capital nemico, fomentaro questa opinione d’eresia; e andò
il Polistena col Nizza in Suriano, dove era in convento ritirato
il Soldaneri, e l’attorniaro di soldati e sbirri e poi li fecero promessa
d’indulto, se dicea cose di ribellione e d’eresia contra fra Dionisio
e Campanella, e li misero in bocca tutto quel ch’avea a dire, com’appar
dalla carta dell’indulto, fatta – come in essa è scritto – da
Spinelli ad istanza di fra Cornelio Nizza, e dalle difese e repetizioni
che fece fra Dionisio nel Sant’Officio. E cosí poi Xarava e Spinelli
fecero per tutto dire ch’era la ribellione per l’eresia, parendo
a loro che il processo cosí era piú verosimile per coprir li furti e altri
mali sopra scritti, e donaro tormenti a molti, e fecero cosí dire,
massime da Cesare Pisano, amico del Polistena, e d’altri, sebene il
Pisano si ritrattò piú volte; e poi, dicendo che l’eresia l’avea salvato,

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