Tommaso Campanella, Narratione della istoria, p. 303

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vennero o non sbarcaro, come doveano, s’era vero. E fu miracolo
divino, perché aveano ordinato in Squillaci di strangolar tutti li
carcerati, se li Turchi sbarcavano in terra.

15. Con questa occasione molti frati amici del Polistena s’adopraro
a formar il processo d’eresia e fecero lettere finte di ribellione
ed eresia, come fosser dal Pizzoni al fra Dionisio e d’altri ad altri,
e le presentaro a Xarava. E poi, dopo un anno, un frate di questi,
confesso e convinto in un capitolo pubblico di tutta la provincia
in Cosenza d’esser intrato con loro a falsificar il processo, fu
condennato in galera; e in Napoli un capitano di Spinelli confessò
al Padre fra Gennaro di Napoli le falsità che aveano fatto essi con
li processanti.

16. Per consulta di predetti, massime del Nizza, che, di piú, si facea
pagare, tutti quasi li carcerati diceano eresie, dicendo che per
tale mezzo non sariano morti, ma anderiano al Sant’Offizio; e
Nizza, quando erano esaminati e tormentati, assisteva con promesse
e giuramenti di salvarli, per farli dire varie bugie. E ’l Marcianise
servía per niente, con zelo, non secundum scientiam;e quando
in Ieraci andò a tentar il Campanella con belle finte parole di
condolenza, seppe dal Campanella che l’eresia era finta per fuggir
la furia di processanti, e lui fe’ un’altra volta esaminare tutti, prima
esortandoli a confirmare piú che non avean deposto, com’appar
per lettere d’essi testimoni alli fratelli di fra Dionisio e al Campanella.
Poi donaro tormenti lunghissimi e inusitati e fecero dire molte
favole; et non conveniebant testimonia; e dui, morti in Catanzaro da
Xarava, si ritrattaro, e altri dui in Napoli, clerici, nel molo, e

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