Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 52

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Sonetto terzo


Se fu nel mondo l'aurea età felice,
ben essere potrà più ch'una volta,
ché si ravviva ogni cosa sepolta,
tornando 'l giro ov'ebbe la radice.

Ma la volpe col lupo e la cornice
negano questo con perfidia molta:
ma Dio che regge, e 'l ciel che si trasvolta,
la profezia e 'l comun desir lo dice.

Se, infatti, di Mio e Tuo(a) sia 'l mondo privo
nell'util, nel giocondo e nell'onesto,
cangiarsi in Paradiso il veggo e scrivo,
e 'l cieco amor in occhiuto e modesto,
l'astuzia ed ignoranza in saper vivo,
e 'n fratellanza l'imperio funesto.

Commento dell'Autore

Volpe è l'ipocrita, lupo il tiranno e cornice il sofista ecc. Che dopo la caduta dell'Anticristo sarà in terra il secol d'oro, preludio del celeste regno; e vien provato ne' Profetali da molti santi; e perché non piace a chi gode di questo secolo tenebroso presente. Nota con san Crisostomo e Platone che tutti mali pendono dal «mio» e «tuo»; e che come si viverà in comune si pruova ne' Profetali; e v'è l'idea nella Città del Sole, fatta dall'Autore.

Note di GLP

(a) Si è ripristinato il testo originale (Scelta 1622, 64) rispetto all'edizione Firpo: di «mio» e «tuo» (Scritti letterari, 121).

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