Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 62

Precedente Successiva

62
Di se stesso quando,1 ecc.


D'Italia in Grecia ed in Libia scorse,
bramando libertà, Catone il giusto;
né potendo saziarsene a suo gusto,
sino alla morte volontaria corse.

E 'l sagace Annibàl, quando s'accorse
che schifar non potea l'imperio augusto,
l'anima col velen svelse dal busto.

Onde anche Cleopatra il serpe morse.

Fece il medesmo un santo Maccabeo;
Bruto e Solon furor finto coperse,
e Davide, temendo il re geteo.

Però, là dove Iona si sommerse
trovandosi, l'Astratto,2 quel che feo
al santo Senno in sacrificio offerse.

Commento dell'Autore

1 Quando bruciò il letto e divenne pazzo, o vero o finto. «Stultitias simulare in loco, prudentia est», disse il Comico; e de iure gentium i pazzi son salvi. L'istorie di questo sonetto sono assai, e note.

2 Essendo condannato a' remi ecc.

Precedente Successiva

Schede storico-bibliografiche