Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 12

Precedente Successiva

12
Fortuna de' savi


Gran fortuna è 'l saper, possesso grande
più dell'aver; né i savi ha sventurati
l'esser di vil progenie e patria nati:
per illustrarle son sorti ammirande.

Hanno i guai per ventura, che più spande
lor nome e gloria; e l'esser ammazzati
gli fa che sien per santi e dèi adorati,
ed allegrezza han da contrarie bande:
ché le gioie e le noie a lor son spasso,
come all'amante pare il gaudio e 'l lutto
per la sua ninfa: e qui a pensar vi lasso.

Ma il sciocco i ben pur crucciano, e più brutto
nobiltà il rende, ed ogni tristo passo
suo sventurato fuoco smorza in tutto.

Commento dell'Autore

Non esser vero che gli savi sono sventurati. Anzi, tutte le sventure essere a loro venture, e le noie e le gioie ben loro. Ma gli ignoranti dalle sventure subito son disfatti, e dalle venture più infelici diventano, e più mostrano la loro stoltizia e dappocaggine in ogni evento.

Precedente Successiva

Schede storico-bibliografiche