Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 71

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71
Sonetto nel Caucaso


Temo che per morir non si migliora
lo stato uman; per questo io non m'uccido:
ché tanto è ampio di miserie il nido,
che, per lungo mutar, non si va fuora.

I guai cangiando, spesso si peggiora,
perch'ogni spiaggia è come il nostro lido;
per tutto è senso, ed io il presente grido
potrei obbliar, com'ho mill'altri ancora.

Ma chi sa quel che di me fia, se tace
Omnipotente? e s'io non so se guerra
ebbi quand'era altro ente, ovvero pace?
Filippo in peggior carcere mi serra
or che l'altr'ieri; e senza Dio nol face.

Stiamci come Dio vuol, poiché non erra.

Commento dell'Autore

Conforto infelice del corporeo senso atterrito dalla ragione, che non si uccida pensando scampare i guai; contra Seneca ed altri, che la morte chiamano «quiete», non sapendo che cosa è senso.

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