Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 74

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madrigale 3


Io con gli amici pur sempre ti scuso
ch'altro secolo in premio a' tuoi riserbi;
e che i malvagi in sé sieno infelici,
sempre affligendo gli animi superbi
sdegno, ignoranza e sospetto rinchiuso;
e che di lor fortune traditrici
traboccan sempre al fine. Ma gli amici,
se, quelli dentro e noi di fuor, siamo
tutti meschini, chieggon la cagione,
che fa nel nostro mal tue voglie buone;
che se gli altri enti e noi, figli d'Adamo,
doveamo trasmutarci a ben del tutto
di magione in magione,
perché non fai tal muta senza lutto?

Commento dell'Autore

Risponde che a' buoni s'aspetta un'altra vita in premio. E che di più in questa vita gli tristi sono più puniti in verità, che gli buoni internamente, bench'e' non paia; come pur disse san Piero a Simon mago ecc. Ma di ciò nasce maggior dubbio: perché Dio fa che ci sia tanta meschinità tra buoni e malvagi? E se la mutazione fa questo, perché non ordinò che le cose si mutino senza sentir dolore?

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