Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 74

Precedente Successiva

74
madrigale 6


Or ti rendo, Signor, fermezza intègra:
che i prieghi e 'l variar d'ogni ente fue
da te antevisto, e non ti è un iota nuovo,
ch'un tuo primo voler possa or far due.

D'essere e di non essere s'intégra:
per l'un la fermo,(a) per l'altro la muovo,
che da te sia, da sé non sia, la truovo;
per sé si muta, e per te non s'annulla
la creatura; e stassi, te imitando;
e mutasi, tua idea rappresentando,
che in infinite fogge la trastulla,
per non poterla tutta in un mostrare;
infinità mancando
a questa, nel cui male il tuo ben pare.

Commento dell'Autore

Corregge la falsa opinione predetta, dicendo che Dio è immutabile, e le orazioni non poter dal suo primo volere mutarlo, perché già avea antevisto i prieghi nostri, e determinato se era bene esaudirle o no. Poscia mostra che il mutamento non viene dall'essere, né da Dio, ma dal nostro non essere; e che, sendo noi composti di ente e niente, quello da Dio ricevuto e questo da noi, sempre torniamo al niente, e Dio ci tiene che non ci annulliamo. E questo ritenimento è figurarsi con nuova idea sempre; e che la creatura sendo finita, e l'idea infinita, non può in una sola mutazione tutta parteciparla; e però Dio lascia questa mutazione del niente, servendosi a bene dell'ente, ecc.

Note di GLP

(a) Correzione autografa di: formo, (Scelta 1622, 83).

Precedente Successiva

Schede storico-bibliografiche