Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 75

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madrigale 5


Se mi sciogli, io far scuola ti prometto
di tutte nazioni
a Dio liberator, verace e vivo,
s'a cotanto pensier non è disdetto
il fine a cui mi sproni;
gl'idoli abbatter, far di culto privo
ogni dio putativo
e chi di Dio si serve e a Dio non serve;
pôr di ragione il seggio e lo stendardo
contra il vizio codardo;
a libertà chiamar l'anime serve,
umiliar le proterve.

Né a' tetti, ch'avvilisce1(a)
fulmine o belva, dir canzon novelle,
per cui Siòn languisce.
Ma tempio farò il cielo, altar le stelle.

Commento dell'Autore

Mira qual voto grande d'animo divinissimo! E' pretende fare a Dio una scuola

(b) di tutto il mondo, se Dio lo aiuta.

1 Nota che Dio si deve adorar in spiritu et veritate, e non in tetti di fango, che i fulmini e gli nidi d'uccelli scherniscono. E così Dio disse ad Isaia: «quam domum aedificabitis» ecc., e san Stefano. Ma la Chiesa di Cristo tiene questi, non perché Dio sia legato in loro, ma perché s'unisca il popolo in carità per la conoscenza e culto comune. «Beato chi intende come s'adora!» dice san Bernardo.

Note di GLP

(a) Si ripristina l'esponente di nota, presente nell'originale (Scelta 1622, 88), ma non riportato da Firpo e da altri editori (cfr. Scritti letterari, 164-165).

(b) Correzione autografa di: a Dio d'una scuola (Scelta 1622, 88).

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