Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 21

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21
Nel sepolcro di Cristo


Quinci impara a stupirti in infinito,
che l'Intelletto divino immortale,
perché divenga l'uom celestiale,
si sia di carne (oh santo Amor!) vestito;
ch'egli sia anciso da' suoi, e seppellito;
che poi sen venne a vita trionfale
e ascese in Cielo; che ciascun fia tale,
chi s'è con lui per vivo affetto unito.

Che chi muore pel caldo di ragione,
sofisti atterra, ipocriti e tiranni,
che vendon l'altrui mal per divozione;
che 'l giusto morto i vivi empi condanni,
or fatta legge al mondo ogni sua azione,
ed egli giudice al fin degli ultimi anni.(a)

Commento dell'Autore

Il sonetto è chiaro: desidera attenzione ed osservanza, riconoscimento ed imitazione.

Note di GLP

(a) Si ripristina l'originale (Scelta 1622, 16), che Firpo rende: e egli giudice al fin degli ultimi anni. (Scritti letterari, 36).

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