Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 81

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madrigale 5


È, ciò ch'è, perché puote, sape ed ama;
non è, quel ch'esser non può, ignora o abborre,
per sé, o per forza d'altri, o del Primo Ente,
ch'è monotriade. E quel ch'all'esser chiama,
partecipando tre eminenze, corre,
pur limitato sempre dal niente,
all'esser suo finito,
che sta in quello infinito
esser, eterno, solo, independente,
che creò, come base
d'ogni essenza seconda,
lo spazio, immenso vase,
ch'è penetrato, penetra e circonda.

Commento dell'Autore

Pruova che l'essere viene dal potere, sapere ed amare, e 'l non-essere dal non-potere, non-sapere ed odiare per sé, ma dal Primo Ente per accidente, in quanto toglie il potere o il sapere o l'amore, ma non lo annichila. E che, nascendo da lui, piglia ogni ente partecipazione di queste tre primalità; ma, finite, vengono a lui per la partecipazion del niente, che ha le sue opposte primalità; e che pure l'ente nato sta nel Primo Ente, e non fuori. E che il luogo è base dell'essere delli secondi enti, che penetra incorporalmente, e penetrato è corporalmente e cinge tutto.

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