Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 81

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madrigale 7


La vita, agli enti varii che seguiva,
era virtute, in quanto da te nacque.

Ma quel che dal non esser timor venne,
ogni vizio produsse, e la nociva
ragion di Stato, e poi 'l mal proprio piacque,
che 'l senso indi impotente a ciò s'attenne.

Ma, se ti svegli omai,
in meglio muterai
natura madre e i figli, come accenne.

L'impotenza e 'l peccato
tôrrai da' senni umani;
tutti in un lieto stato
gl'imperii adducerai varii profani.

Commento dell'Autore

Che la virtù venga dall'entità, che sono Valore, Senno ed Amore, e gli vizi dal timore del non-essere, perché da questo è nata la pugna degli elementi, e poi la ragion di Stato, ogni ente volendo esser sempre, e distruggere quel che l'impedisce l'essere in qualche modo. Quindi piacque a tutti il proprio male, perché il senso, partecipando il non-essere proprio, non conosce gli altri modi d'essere, e crede solo il suo essere ottimo, e sprezza per il suo anche il divino essere. Poi dice alla Prima Potenza che si pieghi a migliorare la natura e gli enti naturali, e levar l'impotenza, l'ignoranza ed odio, onde nasce il peccato; e condurre il mondo sotto una legge ed uno imperio, perché così cessa la ragion ria di Stato.

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