Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 89

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89
Appendice
delle tre Elegie fatte con misura Latina

iii
Al sole,
nella primavera, per desio di caldo


M'esaudì(a) al contrario Giano. La giusta preghiera
drizzola a te, Febo, ch'orni la scola mia.1

Veggoti nell'Ariete, levato a gloria, ed ogni
vital sostanza or emola farsi tua.

Tu subblimi, avvivi e chiami a festa novella
ogni segreta cosa, languida, morta e pigra.

Deh! avviva coll'altre me anche, o nume potente,
cui più ch'agli altri caro ed amato sei.

Se innanzi a tutti te, Sole altissimo, onoro,
perché di tutti più, al buio, gelato tremo?
Esca io dal chiuso, mentre al tuo lume sereno
d'ime radici sorge la verde cima.

Le virtù ascose ne' tronchi d'alberi, in alto
in fior conversi, a prole soave tiri.

Le gelide vene ascose si risolvono in acqua
pura, che, sgorgando lieta, la terra riga.

I tassi e ghiri dal sonno destansi lungo;
a' minimi vermi spirito e moto dài.

Le smorte serpi al tuo raggio tornano vive:
invidio, misero, tutta la schera loro.2

Muoiono in Irlanda per mesi cinque, gelando
gli augelli, e mo pur s'alzano ad alto volo.

Tutte queste opere son del tuo santo vigore,
a me conteso, fervido amante tuo.

Credesi ch'ogge anche Giesù da morte resurse,
quando me vivo il rigido avello preme.

L'olive secche han da te pur tanto favore:
rampolli verdi mandano spesso sopra.

Vivo io, non morto, verde e non secco mi trovo,
benché cadavero per te seppelito sia.

Scrissero le genti a te senso e vita negando,
e delle mosche fecerti degno meno.3

Scriss'io ch'egli erano eretici, a te ingrati e ribelli;
m'han sotterrato, vindice fatto tuo.

Da te le mosche e gl'inimici prendono gioia;
esserti, se séguiti, mosca o nemico meglio è.

Nullo di te conto si farà, se io spento rimango:
quel tuo gran titolo meco sepolto fia.

Tempio vivo sei, statua e venerabile volto,
del verace Dio pompa e suprema face.

Padre di natura e degli astri rege beato,
vita, anima e senso d'ogni seconda cosa;4
sotto gli auspici di cui, ammirabile scola
al Primo Senno filosofando fei.

Gli angelici spirti in te fan lietissima vita:
a sì gran vite viva si deve casa.

Cerco io per tanti meriti quel candido lume,
ch'a nullo mostro non si ritenne mai.

Se 'l Fato è contra, tu appella al Principe Senno,
ch'al simolacro suo grazia nulla nega.

Angelici spirti, invocate il principe Cristo,
del mondo erede, a darmi la luce sua.

Omnipotente Dio, gli empi accuso ministri,
ch'a me contendon quel che benigno dài.

Tu miserere, Dio, tu chi sei larghissimo fonte
di tutte luci: venga la luce tua.5

Commento dell'Autore

1 Il Sole è insegna della semblea d'esso Autore.

2 Tutti gli effetti che fa il Sole la primavera.

3 Dicono molti che la mosca è più nobile del Sole, perché ha anima. E l'Autore dice che il Sole è tutto senso e vita, e la dà agli enti bassi.

4 Titoli del Sole, dati dall'Autore.

5 Solo desidera vedere la luce del Sole, che, dentro alla fossa stando, non potea veder mai. E dice al Sole che, s'e' non può, egli appelli a Dio, Primo Senno; e così si volge a Dio dal Sole, e prega che gli dia la sua luce, che gli negano i ministri della giustizia finta in terra, ecc.

Note di GLP

(a) Correzione autografa di: esaudi (Scelta 1622, 126).

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