Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 23

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madrigale 4


Ma non del tutto, ché sarìa morire
in sé e farsi altro, come legno fuoco.

Ma di poca mutanza
si nota, per sembianza,
che il resto è, addoppiando molto o poco.
Dunque saper discorso è del patire.

Ma lo Senno Primero,
che tutte cose feo,
tutte è insieme, e fue:
né, per saperle, in lor si muta Deo,
s'egli era quelle già in esser più vero.

Tu, inventor, l'opre(a) tue
sai, non impari; e Dio è primo ingegniero.

Commento dell'Autore

Séguita a dire che 'l sentire non è mutarsi totalmente, ché questo sarebbe morte; ma che sia percezione di poca mutazione, dalla quale poi argomenta il tutto, come, dal poco calor che ci imprime il sole, argomentiamo della sua possanza, e poi da ogni simile il suo simile. E questo discorso è sentire nel simile o nella parte in quanto simile, come scrisse in primo Metaphysicae. Poi dice che Dio, sendo fattor di tutte le cose, è in sé tutte cose eminentemente ed idealmente; talché, per saperle, non gli bisogna mutarsi in esse, come facciamo noi, che già è esse. E 'l suo sapere è atto senza passione e senza discorso. E lo rassomiglia all'inventor d'una cosa, ch'e' non impara da altri, ma altri da lui, dopo ch'è fatta. Se ben l'ingegniere umano mira nella Natura, pure, rispetto alli uomini, è autore primo. Ma Dio è primo ingegniere avanti la natura: però sa il tutto, l'insegna e non l'impara.

Note di GLP

(a) L'originale reca: opere (Scelta 1622, 18).

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