Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 24

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Canzone seconda

madrigale 1


La luce è una, semplice e sincera
nel sole, e per se stessa manifesta,
ch'è di sé diffusiva
e moltiplicativa,
agile, viva ed efficace e presta;
tutto vede e veder face in sua sfera.

Poi, negli opachi mista
corpi, vivezza perde,
né per sé si diffonde.

Di color giallo, azzurro, rosso e verde
prende nome, secondo l'ombra trista
più o meno la nasconde,
né senza il primo lume può esser vista.

Commento dell'Autore

Questa comparazione è notissima a chi sa che la luce è simile al Senno, secondo Salomone, e ch'essa è il primo colore, che per sé si vede e fa veder gli altri enti, di cui si riflette tinta, ed entra negli occhi con la tintura di quelli. Onde san Paolo: «Omne quod manifestatur, lumen est». E questo scrisse l'autor contra Aristotile, che fa il colore oggetto della vista, e non sa che 'l colore è luce imbrattata dalla nerezza della materia e smorta. Nota anche che la luce sente e vede più che noi, secondo l'autore nel terzo De sensu rerum, e che s'allegra, diffonde, ecc.

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