Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 24

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madrigale 5


Chi che si sia purissimo, dappoi
Ch'averia conosciuto tutte cose,
non si potria dir certo
d'una sola esser certo,
quant'arti, parti e rispetti Dio pose
in lei, co' tanti ognor divari suoi.

Ch'e' non è dentro a quella,
e sé dentro a sé ignora:
onde con sua misura,
non con quella dell'esser, certo fôra,
se tutto s'internasse. L'uom, la stella,
l'angel, ogni fattura
diverso han senso pur d'ogni cosella.

Commento dell'Autore

Quantunque uno spirto purissimo imparasse tutte le cose, non saperebbe una sola, secondo nel primo della Metafisica s'è provato. Perché in quella non può internarsi, e saper quanti atomi ha, e come situati, e quali rispetti con le cose tutte, e col passato e 'l futuro. E, se pur s'internasse, men la saperebbe, poiché se stesso intra se stesso non conosce. Né con la misura dell'essere la saperebbe, ma con la sua, le più alte più bassamente, le più basse più altamente, ecc., ecc., quia recipiuntur secundum modum recipientis. E però ogni ente ha particolar modo di scienza d'ogni minuta cosa, secondo la Metafisica dell'autore.

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