Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 25

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madrigale 2


Cosa stupenda ha fatto il Senno Eterno,
ch'ogni ente, benché vil, non vuol cangiarsi
con altri; onde s'aiuta
contra 'l morir che 'l muta;
ma vorria e crede solo in sé bearsi,
che ignora l'altrui ben, sape il suo interno.

O somma Sapienza,
che di nostra ignoranza
si serve a far ciascuno
felice e lieto, e l'universo avanza.
Gabbia de' matti è il mondo; e, se mai senza
di follie fosse, ognuno
s'uccideria, anelando a più eccellenza.

Commento dell'Autore

Dice che, se gli enti ignobili conoscessero l'esser de' nobili, s'ucciderebbono per mutarsi in quelli, e 'l legno vorrebbe esser fuoco, e la terra, ed ogni corpo più vile. Ma, perché per segreto senso sente sé solo, ed ha il gusto del suo essere, ch'è partecipazion di divinità, non vorrebbe mai morir e pensa bearsi solo nel suo essere. E però si vede che Dio, per farci vivere contenti, si serve dell'ignoranza nostra per quanto tempo gli piace che si serbi ogni ente. Dunque il mondo è gabbia de' matti; e, se non fosse così, ognun s'ucciderebbe per migliorare. Ma, come matti, ci tegniamo esser più che dèi. «Unicuique proprius olet crepitus» disse Plauto.

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