Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 27

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Contra Cupido


Son tremila anni omai che 'l mondo cole
un cieco Amor, c'ha la faretra e l'ale;
ch'or di più è fatto sordo, e l'altrui male,
privo di caritate, udir non vuole.

D'argento è ingordo e a brun vestirsi suole,
non più nudo fanciul schietto e leale,
ma vecchio astuto; e non usa aureo strale,
poiché fûr ritrovate le pistole,
ma carbon, solfo, vampa, truono e piombo,
che di piaghe infernali i corpi ammorba,
e sorde e losche fa l'avide menti.

Pur dalla squilla mia sento un rimbombo:
cedi, bestia impiagata, sorda ed orba,(a)
al saggio Amor dell'anime innocenti.

Commento dell'Autore

Qui si mostra che l'Amor cieco fu deificato nel secolo rio, e che poi peggiorò nell'età nostra tenebrosa; ed ora sta per tornar al mondo il vero Amore, savio e puro, secondo che e' predice del secolo d'oro futuro, dopo la caduta dell'Anticristo. Vedi gli Profetali. Le sottigliezze del sonetto noti un altro, ch'io solo dico il senso occulto e nuovo.

Note di GLP

(a) Si ripristina l'originale (Scelta 1622, 25), laddove Firpo aggiunge un trattino per introdurre il discorso diretto: - Cedi, bestia impiagata, sorda ed orba, (Scritti letterari, 53).

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