Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 28

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madrigale 5


Cosa mala io non truovo a Dio ed al mondo,
né téma o gelosia; ma da fiacchezza
nacquero delle parti, o dal difetto
di quel ch'a molti è gioia o sicurezza.

Una comun materia ha il spazio tondo,
di cui far regno amò, stanza e soggetto,
ogni attivo valor per eternarsi.

Dal che Necessità punse l'affetto
del consimile a far lo stesso, e guerra
pone il Fato, e disserra
l'Armonia cielo e terra.

Ecco lite d'amor per amor farsi.

Con re il re pugna, non con Davo; ed arsi
gli enti ha il fuoco, per fuoco amico farli;
e la terra vorria che fusser sui.
E dal non esser nasce il contrastarli;
dall'esser, amicizia, e un di dui.

Commento dell'Autore

Dunque conchiude che a Dio ed al mondo non ci è male; dunque, né odio, né gelosia; e dichiara l'origine di questi affetti essere la fiacchezza propria o 'l difetto del bene frale. E lo mostra nel mondo, dove il caldo e 'l freddo presero nimicizia per amore di far sua la materia, insufficiente alla loro voglia infinita; e come da tal amore nacque la lite e l'odio; e di tal odio si serve il Fato a far gli elementi ed elementati; e che non ci è guerra tra contrarî, ma tra simili, perché uno è Dio, e non fece cose contrarie, ma simili. La contrarietà nasce dal contrasto del regnare sopra la materia. Il caldo e 'l freddo son ambi attivi, incorporei. E dal non essere nasce il contrasto, ché 'l caldo non è freddo e teme esser fatto non caldo; e dall'esser qual è l'altro, l'amistà ed unità.

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