Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 28

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madrigale 7


L'Inopia dunque, pregna dal Consiglio,
regenera amor fieri, ardenza e fame,
cupidigia, appetito e zel di quelle
cose ch'intraman della vita il stame.

Onde il sol mangia la terra, e di piglio
ella al ciel dà e vorria mangiar le stelle.

Fa di tal guerra e di lor semi(a) il Fato
spirti, umor, pietre, animai, piante; ed elle
mangiansi l'una l'altra: ove amor fassi
gioir, mentre rifassi
pian pian quel che disfassi.

Ché gioia del sentirsi esser serbato
atto è; e 'l dolor, del sentirsi turbato,
cui sommo è ben la conservazione
e sommo mal è lo distruggimento.
Però diciam le cose male o buone,
ch'a lor son via, cagion, mostra e fomento.

Commento dell'Autore

Non affermò ch'amor sia desiderio, perché questo è sua specie, com'appar nella seconda parte della sua Metafisica; ed ora dice che l'Inopia produce Amore, impregnata dal Consiglio, secondo la favola di Platone. Ma, con verità, l'Inopia non è madre d'Amore, ma la voluttà, come ivi pruovò, atteso che non [si] ama, perché non si ha, la cosa, ma perché si ha. Solo il desiderio ha per nutrice, non per madre, l'Inopia; perché non desideriamo la cosa perché non l'abbiamo, ma perché è gioiosa: e di questa Inopia non nasce Amore verace, ma bastardo, cioè la fame, la gelosia, l'avarizia. E mostra questi affetti tra gli elementi, onde nasce la guerra; e della guerra si serve il Fato a far gli enti secondi. Li quali pur si mangiano l'un l'altro, come gli elementi; e, nel rifacimento dell'essere, si ritrova amor esser gioire. E diffinisce che cosa è gioire o voluttà, e che cosa è dolore, e qual è il sommo bene e 'l sommo male, e che le altre cose si dicono buone o male rispetto a quelli, per analogia.

Note di GLP

(a) L'originale reca: scemi (Scelta 1622, 29).

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