Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 28

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madrigale 8


Del nemico la fuga, o la vittoria,
e del cibo il restauro non bastando
ad eternar, il Senno amante, visto
che 'l sol produce, la terra impregnando,
tante sembianze, revocò a memoria
l'arte divina, e 'l mortal sesso misto
partìo in due, che sembra terra e sole,
servendosi del caso; ond'ha provvisto
che, d'essi uniti, Amor, per be' lambicchi,
virtù vital dispicchi,
chi d'esser gli fa ricchi,
morendo in sé, nella futura prole,
per questo amata più ch'amante; e suole
qui Amor, vòlto in gioir, scordarsi il Senno,
come fan gli altri dell'Inopia figli,
seguendola in più e meno: onde vizi enno,
come virtuti son presso a' consigli.

Commento dell'Autore

Con stupendo artificio dichiara come l'eternità, oggetto d'Amore, non si potendo tra mortali aver dalla vittoria o fuga del contrario, né dal ristoro del cibo (perché, se non si muore per quello, si muore per questo, ché 'l cibo, mentre si trasostanzia in noi, ci diminuisce, con la reazione, la natura; e, se pur questo non fosse, è necessario che si rompa qualche vaso, a lungo andare, e si muoia, secondo che Galeno dice, benché di contrarî non fossimo composti): per questo la natural Sapienza divise l'animale in maschio e femmina, servendosi del caso (ché la femmina a caso nasce, intendendo sempre la natura fare il più perfetto, ch'è il maschio), mirando all'arte divina, che nel mondo pose cielo e terra, maschio e femmina. E così mostra come, per lambicciuoli de' vasi genitali, natura trasmanda il seme dall'uno all'altro, che poi si fa un simile a' generanti, e gli rende immortali per successione della prole, la quale per tal causa è più amata ch'amante; ed amor discende e non ascende. Poi mostra come Amor, sentendo la gioia della conservazione nell'atto venereo, si scorda del Senno, onde nacque; come fan gli altri figli dell'Inopia, che sono l'avarizia, ambizione, fame che per poco senno sono vizi, e col senno sono virtuti.

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