Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 29

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madrigale 4


S'ella nota ogni ben, strano o natìo,
e prìncipi son Senno, Amor e Forza,
giocondi sempre ed utili ed onesti,
cui le virtù son figlie e gli altri scorza;
chi più senno, alta possa ed amor pio
mostra, è beltà più illustre: ond'i gran gesti,
spontanee morti e cortesie d'eroi
paion sì belli, e mai non son infesti.

Di savi le dottrine, leggi e carmi
(ond'io posso eternarmi
e l'altrui glorie e l'armi,
e far gli altri prudenti a viver poi)
son le più ampie bellezze fra noi.

Bello è la nave o il cavalier armato
veder, in cui più forze addoppia l'arte;
ma più Archimede saggio opporsi al fato,
franger le navi, e trasvolar, di Marte.

Commento dell'Autore

Qua mostra qual è maggior o minor bellezza, perché gli principali beni sono la Possanza, la Sapienza e l'Amore: quelli segnali che più additano questi beni, più bellezza sono. E nota che questi tre primi beni sono utili ed onesti e piacevoli insieme; e le virtù sono figlie loro, perché alla integrità della virtù si ricerca il potere, il sapere e 'l volere in farsi e bene operare, secondo la nostra filosofia. Dà, per esempio di bontà d'Amore, gli atti cortesi; di Possanza, gli atti eroici; di Sapienza, le dottrine de' savi; e par che nell'esempio d'Archimede, che fece tanto col senno, anteponga il senno alla forza, con Salomone, perch'egli guida la forza. Ed in Metafisica dice che dalla Possanza nasce il Senno, e d'ambidue Amore, e che sono tutti insieme. La disputa è lunga: colà si vegga. Nota che gli altri beni sono scorza ed apparenza delli tre beni primi, non figli.

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