Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 29

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madrigale 6


Or, se beltade è di bontà apparenza,
sarà oggetto a quei sensi sol, che lungi
scorgono, come all'occhio ed all'udito,
cui la ragione e i sensi interni aggiungi.

Ma del gusto e del tatto alla potenza,
e d'ogni senso, in quanto è [a](a) tatto unito,
il bello è bene, e se, com'ella aspira,
Sofia s'accoppia al Senno suo marito.

Così beltà di ninfa, al vago in atto
d'amor ristretta affatto,
di dì o di notte fatto,
passa in giocondo ben. Donde ella aspira
bontà fruisce Amor, bellezza ammira.

Bell'è la melodia, ma, quando s'ode
dentro al mobile spirto, si fa dolce,
se quel moto amplia, ond'e' vive e gode;
ma il strano offende, e lo sbatte, e non molce.

Commento dell'Autore

Dichiara che, sendo beltà un segnale del bene, non si può dire bella una cosa, se non rispetto a chi di lontano la sente per mezzo di quel segnale. Però all'udito ed alla vista, che di lungi sentono, il bello è oggetto; e così all'intelletto e sensi interiori, che di fuori hanno l'oggetto. Ma a' sensi che hanno l'oggetto a sé unito, il bello non è bello, né si dice «bello», ma «buono», «dilettevole». Questo si pruova per esempio di tanti che sentono gran diletto quando contemplano, e 'l Verbo divino si congiunge a lor Sofia, che è il senso interno umano; e san Bernardo nella Cantica dice di sé molte sperienze, e l'autor in Metafisica di sé. Poi porta l'esempio d'amor volgare, che, unendo la donna amata all'amante in atto venereo, si dice «buona e dilettosa», non «bella». Poi lo mostra nella melodia, che di fuori è bella, e dentro l'orecchio si dice «soave», perché muove lo spirito, lo purga ed amplifica, e l'invita al moto, sua operazion vitale; ed, al contrario, il sòno stridente o grosso lo divide per punta e lacera, o lo sbatte al concavo del cerebro, e si dice «malo», e di fuori «brutto». E tutto questo madrigale consiste in quel verso: bontà fruisce Amor, bellezza ammira.

Note di GLP

(a) Nell'originale si legge: in quanto è tatto unito (Scelta 1622, 35).

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