Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 29

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madrigale 10


Guerre, ignoranze, tirannie ed inganni,
mortalità, omicidii, aborti e guai
son begli al mondo, come a noi la caccia,
giuochi di gladiatori e pazzi gai;
arbor uccider per far fuoco e scanni,
uova e polli, onde il corpo si rifaccia;
far vigne, selve(a) ed api, e tôr lor frutti,
reti, qual ragno che le mosche allaccia;
finger tragedia, se in vita anch'allegra,
passando ogni morte egra,
più parti al mondo allegra.

Ma più bello è che paian mali e brutti;
se non, in caos torneremmo tutti.

Alfin questa è comedia universale;
e chi filosofando a Dio s'unisce,
vede con lui ch'ogni bruttezza e male
maschere belle son, ride e gioisce.

Commento dell'Autore

Mirabil dottrina contra Epicurei, che ogni cosa al mondo sia bella e buona, ma solo alla parte paia brutta. E che gli mali sono buoni al tutto; come a noi la caccia, ch'è rovina delle belve, pur par bella; e 'l tagliar legni e mangiar gli animali e tôrre il frutto agli arbori ed all'api: e questo par brutto a loro, ma a noi bello, perché così ci conserviamo. E ne dona molti esempi; e dice ch'al mondo tante morti e mali respettivi sono, e servono alla vita del tutto; e sono come una tragedia finta ch'a noi par bella, secondo si dirà nella Canzone del dispregio della morte. E che non solo è bello al mondo il brutto, ma più bello è ch'una cosa paia brutta all'altra; altrimenti niuna contrasterebbe all'altra, cesserebbe l'azione e la generazione, e tornerebbe il mondo in caos. Poi insegna che questi mutamenti del mondo sono atti di comedia divina. E che gli mali e le bruttezze sono maschere belle; e che ciò conosce chi s'unisce a Dio, e con lui le mira, e ride della comedia. Qui ci è gran sale e consiglio.

Note di GLP

(a) L'originale reca: servi (Scelta 1622, 38).

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