Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 30

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madrigale 5


Ma nullo annicchilarsi unquanche intese,
se non alcuni stolti di Narsinga,
che solo in Niba(a) credono posarse
senza affanni. Sentenza che lusinga
chi sommo mal la doglia esser contese,
che a noi guardiana della vita apparse,
e di Natura medicina e sferza.

Così, se non si mangia per gustarse,
né Venere per sé Natura fece,
ma per servar la spece,
a noi stimar non lece
la voluttà Bontà prima, ma terza,
che segue all'esser bene; e pria anche scherza
con tal presagio il Ben dell'universo,
perch'ogni ente si serbi a lui e propaghi.
Nel che, non d'arte errante, al buio immerso,
ma di Natura ogni senso n'appaghi.

Commento dell'Autore

Dice che, se ben molti scelsero la morte come manco male, la scelsero come mutazion di vita, ma non come annicchilazione; se bene alcuni dell'Indie Orientali credono che l'annicchilazione sia l'ultima felicità, perché in quella sola pensano non trovarsi male. E questi non sanno quel che sia l'annicchilazione, e l'apprendono come mancanza solo di male, secondo in Metafisica disputa l'Autore. Poi dice che non sarà per questo il sommo male il dolore, come alcuni Epicurei stimano; ma è guardiano della vita, perché, se non ci dolessimo, ci lasceremmo uccider da ogni cosa.
NOTA: Poi pruova che la voluttà non è Sommo Bene, poiché non si mangia per quella; né si usa il coito per quella, ma per servar la spezie. Ed è 'l terzo, perché prima è il bello, poi il buono, poi il giocondo, benché suole esser primo quando ci adesca a cercar il bene essa voluttà. E questo fa il Ben Sommo del mondo, perché tira le cose alla cura del conservarsi, quanto a lui è mestiero (cioè al mondo), con la sferza del gusto e del disgusto. E ciò mostra la Natura, e non il senso nostro, che solo al gusto attende.

Note di GLP

(a) Si è ripristinato l'originale (Scelta 1622, 42) alla resa di Firpo: niba (Scritti letterari, 82).

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