Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 30

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madrigale 8


La dolorosa vita non si fugge,
se non in quanto è morte: ch'essa doglia
senso è del mal, ch'almen morte minaccia,
o fa alla parte dov'è, benché soglia
tutte serbar, se 'l mal qui unito strugge.
Onde i dolori il senno accorto abbraccia
per gioire, e molto mal per più gran bene;
e 'l ben par mal, se più di mal procaccia.

Viver dunque secondo il senno insegna
felicità si tegna;
per cui saper convegna
tutte le cose che 'l mondo contiene,
quanto fan di timor, quanto di spene.

Ma, perché manca ogni conservamento,
ché noi siam parti per lo tutto fatte,
e per Dio il tutto, il sennoamante,(a) intento,
per farsi divo, a quanto può, combatte.

Commento dell'Autore

Che se la voluttà non per sé s'ama, neanche per sé si fugge il dolore, se non in quanto è morte al tutto o alla parte dolente; e che per accidente spesso è vita, come la voluttà per accidente è morte; e che questo sta al senno, di conoscer quando il dolor dà vita o morte, e così la voluttà. Talché conchiude che la vita felice consista in viver secondo il senno, e che per questo si conviene saper tutte le cose che giovano e nuocono nel mondo. Poi conchiude che ogni conservazione manca, perché sono fatte le parti del mondo per lo tutto, e 'l tutto per Dio, e fatalmente si mutano; il che è morire. Però tanti filosofi si forzâro a farsi divi, accostatisi a Dio, che solo può eternare ogni vita.

Note di GLP

(a) L'originale reca: senno amante (Scelta 1622, 44); sul termine si considerino le osservazioni di Firpo (cfr. Scritti letterari, 1325, nota 10).

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