Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 31

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31
Del sommo bene metafisico

canzone
madrigale 1


L'Essere è il Sommo Ben, che mai non manca,
e di nulla ha bisogno, e nulla pave.

Amanlo tutti sempre; e' sol se stesso,
perché non ha maggior, né più soave.

S'egli è infinito, noi di morte affranca,
ché fuor non ha, né dentro a lui framesso
puote il Niente star. Né dunque alcuna
cosa s'annulla, ma si cangia spesso.

Lo spazio immenso all'esser d'ogni cosa
è base in lui nascosa,
che solo in sé riposa,
da cui, per cui e in cui son tutte in una;
e da cui lontanissima è ciascuna
da infinito finita; e perch'è incinta
e cinta, è vicinissima anche, stante
in lui viva e per lui, s'è per noi estinta,
come pioggia nel mar mai non mancante.

Commento dell'Autore

L'Esser universale nell'essere e causare propone per Sommo Bene: di cui proprio è che sia indeficiente e di nullo abbia bisogno o paura, né ami, né intenda altro che se stesso; ma, amando ed intendendo sé, ama ed intende tutte cose per sé. E perch'è infinito, non può dentro né fuor di lui stare il Niente. Dunque, nulla cosa s'annicchila per morte, ma si trasmuta solo. Poi mostra che la base dell'esser creato sia lo spazio universale, tenuto da certi Arabi per Dio, e 'l quale, secondo noi, è in Dio; da cui, in cui e per cui ecc. Nota com'ogni ente è intra Dio, ed è cinto ed incinto di lui, e pure da lui è lontanissimo, perché è finito, e quello infinito. E come le cose muoiano, in Dio vivendo; come una gocciola d'acqua, gittata in mare, muore e vive.

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