Tommaso Campanella, Scelta d'alcune poesie filosofiche, n. 44

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De' medesimi


Nessun ti verrà a dire: - Io son sofista -;
ma di perfidie la scuola più fina
larve e bugie sottil dà per dottrina,
e vuol esser tenuta evangelista.

Ma l'Aretino con sua setta trista,
che bevetter di Cinici in cantina,
di sue ciarle mostrando fiori e spina,
di bene e mal ci fa tutto una lista,
per giuoco, non per fraude; ed ha a vergogna
parer men tristo degli altri, c'han doglia
che di tant'arte si scuopra la fogna;
onde serran le bocche altrui, e si spoglia
ognor il libro, e veste di menzogna,
citato in testimon contra lor voglia.

Commento dell'Autore

Coll'esempio dell'Aretino, che fu scelerato scoperto, e prese il bene e 'l male in un fascio per scherzo, e non vendette la sua scelerataggine per santità, ma per quel ch'era, mostra che sono più tristi gli ipocriti, che fingono santità per ingannare, e non vogliono che la lor arte si scuopra, e vorrebbono tutti libri che avvertiscono i loro vizi essere spenti. Questo dice anche san Gregorio nel Pastorale.

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