Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 100
la seppero in altro trovare, nè Iddio stesso
la diede in altro vaso che nella conscienza della
buona
religione, guidata però la sua repubblica
da Mosè data nella religione primieramente, e il
Signor Giesù Cristo
dalle cose eterne tutta finalmente
ridusse la sua repubblica alla coscienza,
e religione, ch’è il più gran
tribunale di tutti,
come Cicerone stesso conobbe. Or se la religione
luterana e calvinista e de’ seguaci non
impone
questa legge tanto importante, ma in scambio la
toglie via dalla conscienza tanto de’ prencipi,
quanto
de’ sudditi, resta ch’ella è sommamente
odiosa allo stato civile, e di quello distruttrice,
nè v’ha religione
sendo contra la repubblica, ma
superstizione più raffinata nelle furbarie di quante
ne sono state.
Ger. Così è certissimo quando mostrarete quel
che dicevo.
Giac. In generale può esser chiaro dai fatti
discorsi, che costoro sfrenano la coscienza a tutti;
ma notatelo in particolare. Tengono un Dio essi
tiranno,
il quale ha determinato che alcuni vadino
in paradiso, e molti all’inferno, e che quelli
non si possono dannare,
nè questi salvare perchè
Dio opera in loro per suo spasso, bene negli uni,
e male negli altri, senza loro meriti e
demeriti.
E perchè ogni prencipe è Vicario di Domenedio,
ha libito altri ammazzare, altri sollevare, senza
che precedano i meriti in loro, o di premio, o di
pena, e che Nerme e Ezelino, che questa libidine
irragionevole più degli altri esercitarono, siano i
prencipi più degli altri a Dio conformi e i più grati
nella Corte Celeste; del che si può udire più di
sconcio, d’empio e di nefando? Poi quanto a’
soggetti,
questa setta lor toglie le buone opere,
e libero arbitrio di poter osservare le leggi divine,
talchè nasce che in
Dio non ci sia giustizia nè in
noi per ben fare premio, e per mal fare gastigo.
Quinci vedete quanto consumano
queste empie
opinioni allo Stato umano, e come disfanno le