Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 108

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come tutta la scrittura lo canta? Dice ancora
l’Apostolo, se non burla, come vogliono questi settarij,
che i tristi debbono lasciare le loro sceleratezze
e che Iddio con pazienza gli aspetta, e
chiama a penitenza e quelli che disprezzano la
lunghezza della pazienza divina e sono perfidi e
ostinati, chiaro è, che Iddio non disprezza nè perfidia
contra sè, come dovrebbe, s’egli indurasse i
nostri cuori, e in noi operasse il male contra la
sua legge; quelli, dico, si dannano e tesorizzano
ira nel dì dell’ira, nè mai dice, che Iddio fece
i vasi dell’ira per esser vasi d’ira, ma che gli ha
sostenuti in pazienza, della quale essi abusando,
si fanno tali che non meritano che l’ira di Dio
sopra di sè, come San Pietro anco accenna. Ma
coloro che ascoltano Iddio, e della sua pazienza
e prolungamento di vendetta e dell’aspettazione
e pazienza se ne servono a convertirsi, sono salvi:
che più chiara cosa di questa potrebbono dire i
Santi e più conforme alla ragion naturale? Sarebbe
una finzione di profeti e di San Paolo e la
più scelerata di tutte le altre che hanno usate i
tiranni il chiamarci al bene, non avendo noi podestà
d’andarvi, tenendoci Iddio legati a far male,
e comandarci i precetti della legge adempire. E
certo questa fora la più maligna burla di quella
del diavolo, perchè pare che ha invidia Iddio di
quel poco gusto che il senso carnale ci dona, e
però da lui s’invochi alla castità e al digiuno,
tutti, promettendoci generalmente il Paradiso, e
avendo in mente sua destinato non darcelo per
tutto il bene che facessimo, perchè ci vuol vaso
d’ira in questo e nell’altro secolo.

Ger. Oh, Giacomo mio! Quanto ben argomenti
a mostrar che Dio finto da Lutero e da Calvino
non è Iddio, ma tiranno e degno da tutti che sia
schivato, come un traditore; ma seguita a dire di
questa loro autorità.

Giac. Vero è che il nostro Iddio, antevedendo
molti doversi procurare la dannazione, ha creato

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