Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 110
Ebrei e Faraoni si dicono da Dio esser indurati
e accecati sono iscusabili, dunque si deve intendere
in altro senso questo passo e questo senso
la stessa scrittura pone, mentre dice, che da sè
s’induravano,
malignando contro la verità, la
quale conoscevano e loro era predicata. Onde
l’Apostolo dice che, avendo i gentili
conosciuto
Dio, e per via naturale arrivar potendo alla cagione
del primo ente, non hanno voluto servir
come
Dio, ma ponevano la menzogna in luogo
della verità, perciò che Iddio gli diede il reprobo
senso e nè li fece parte
della sua grazia, e così
spesso in Salomone e Davide, nei profeti si legge,
che per li peccati della malizia Dio
ha punito i
reprobi e che i giusti che per ignoranza o fragilità
peccano sono perdonati, perchè sempre in
essi resta un fondo di bontà che per la grazia di
Dio può buoni frutti germogliare di penitenza,
ma i maligni
sono impenitenti, e si tesorizzano
l’ira, e Dio meritamente non dà loro maggior
grazia, avendo eglino dispreggiato
la prima, talchè
per questa causa Dio poi si dice indurabile,
ma sempre si legge prima che questi tristi che
Dio indura, erano prima cattivi e perfidianti, e
da sè indurariano e che poi Dio gl’indurava togliendoli
quella grazia che eglino disprezzavano
e si rendevano incapaci a maggior grazia indurandosi
e ostinandosi
prima, nè sentono la grazia
che fa l’uomo a Dio grato, ma la grazia data e
lume naturale; disprezzando gli uomini,
dice San
Paolo, che si fanno degni d’esser traditi in reprobo
senso, e lasciati andar via a rovina per la
mala ostinazione, della quale ostinazione Dominedio
ne’ predestinati se ne serve a manifestare
la sua
grandezza, come è suo uso del male servirsi
si in bene, come il mare i fiumi nella sua natura.
Veggendo Dio un
malvaggio ostinato può con giusta
ragione, dice S. Tomasso, dar lui occasione d’esercitare
la sua malignità in
qualche bene ordinata
da sè più tosto che in altro, come voi quando