Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 112

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cascare da Dio sostenuti, cingendosi. Similmente
non disse l’Apostolo che Dio innanzi che facesse
male, odiò Esaù, nè che Dio l’avesse predestinato
alla dannazione e al mal fare necessariamente
come Lutero dice; ma raccoglie insieme due articoli,
l’uno fatto a Rebecca innanzi che partorisse
che i doi parti suoi avevan da esser capi di
dieci nazioni, ma che il maggiore servirà al minore;
l’altro fatto a Malachia, dove rimproverando
l’ingratitudine al popolo israelitico, gli
dice ch’egli troppo amò Giacob, e odiò Esaù contra
il fratello e contra Dio. Per le quali parole volle
Dio mostrare a gli Ebrei ch’egli, potendo fare
efficace aiuto ad Esaù per farsi buono, non dimeno
non l’ha fatto, ma l’ha permesso incorrere
nella dannazione, d’onde si mostra quanto bene
ha voluto a Giacob suo concorrente che sempre
l’ha aiutato. Al che concorse anco merito di Giacob,
perchè egli accettava la grazia prima che
Dio gli diede, ed Esaù la disprezzò in tanto che si
vendè la primogenitura per una scodella di lenti,
come l’Apostolo altrove apertamente dichiara,
la qual stultizia volontaria prevedendo Iddio insieme
con l’altre sue opere malvagie, ab eterno
l’ha reprobato determinando di permettere la sua
ruina che da sè aveva da procacciare, il che a
più gloria del fratello risultava, onde sendo presente
questo a Dio fece l’oracolo che al minore
il maggiore aveva da servire. San Paolo dunque
ripete queste risposte divine a proposito della sua
disputa contro a’ Farisei che si credevano la salute
consistere nelle opere legali e perfidiavano
contro la libertà dell’Evangelio, contro i quali
avendo mostrato di sopra che la giustificazione non
consisteva nella legge, perchè quantunque fosse
buona nondimeno non donava grazia che si potesse
in tutto osservare, ma più tosto scopriva la
nostra imperfezione, perchè ci faceva vedere che
da noi osservar non la potiamo, però abbiamo
bisogno d’aiuto e grazia divina e ci rimette le

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