Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 117
mettano innanzi, acciò quindi il popolo
pensasse ch’elli tutta l’importanza della legge
osservano,
poichè di tali minutezze tanti scrupolosi
si mostravano, onde meritamente Cristo rispose.
Or San Paolo che da
questa autorià voleva
chiuder la bocca a’ farisei che si lamentavano
esser messi a paro o posposti a’ Gentili, a
farli
vedere che questa fu misericordia di Dio, ma non
senza ragione, nè a capriccio (come oggi pensano
i
Luterani) indusse tutte quelle autorità della
scrittura che mostrano li giudizi di Dio occulti,
e che la
reprobazione, come la predestinazione,
dipendendo solo dalla volontà Divina, ma nondimeno
non sono tali l’autorità
che mostrano Iddio
ingiusto, la qual cosa essendo falsa per esperienza
e per molti altri testi della scrittura, e
per ragione
e consenso comune di tutti gli uomini, ne
seguita che si debbano queste autorità considerare;
perchè in tutto si vede che Dio reproba i contradicenti
maligni. Acciò dunque dalla soluzione
di tal
argomento gli Ebrei romani conoscessero
che sono sottoposti per la perfidia contra la grazia
e per mostrare di
volersi salvare per l’opere legali
fingevano di fare e non facevano, la qual
soluzione nasce da questo principio
comune: Dio
è giusto, dunque voi Israeliti secondo la carne
siete reprobati a ragione per la perfidia, e li
Gentili
sono ricevuti per la prontezza alla fede: finalmente
San Paolo viene alla soluzione dicendo che
Dio è
giusto e che le ha sostenuto non fatto i
vasi dell’ira per esser vasi d’ira, quali furono
Esaù e Faraone, ma non
dando loro il castigo,
e aspettandoli a penitenza gli diede occasione d’indurarsi
così, come un signore che ha un
servo
scelerato e non lo castiga de’ suoi primi errori,
gli da occasione di errar più e d’indurarsi; dice
San
Attanasio in questo passo, e questo dice San
Paolo l’ha fatto per mostrare la sua gloria ne’
vasi della
misericordia, perchè la malignità d’Esaù
giovò a Jacob, facendoli acquistar pazienza e virtù