Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 119
i Luterani l’apprendano per dottrina pura: nè
perchè Dio prevegga queste reprobazioni si deve
dire
che è la necessità, come i Luterani contendono,
perchè è scritto che Iddio tutti vuole salvi
e che non si diletta
della ruina delle creature,
che non tenta gli uomini a peccare, nè gli persuade
il peccato, ma sempre che ci ama
da figliuoli.
Dunque si come lo specchio in cui si vede
la nave che si sommerge non fa ch’ella si sommerga,
ma ciò fa la malvagità del nocchiero o
d’ venti e scogli, così nè anche l’antivedere che
Dio ci manda in
perdizione, e se bene dice l’Apocalisse
che i reprobi non sono scritti nel libro
della vita, non si deve intendere
che Dio non
voglia loro donare il Paradiso, e li abbia reprobati
ab eterno senza meriti, ma che avendo Dio
pensiero di salvar tutti, bisogna Dio secondo questa
sua primaria volontà che abbia tutti scritti
nel libro
della vita: pure perchè prevede che i
meriti de’ cattivi saranno tali che si faranno scancellare,
si reputano come
non iscritti; così come
chi è scritto ne’ libri de’ mercanti, d’onde è preso
questa metafora dell’Apostolo: per
credere di tanti
denari che ha persi in banco, poi avendosi presi
tanti denari che ascendono la somma de’ primi,
trovandosi all’incontro della carta scritta per debitare,
si dice non esser scritto per credere, non
perchè
non sia stato scritto nel primo, ma perchè
si fece tanto debito che resta come non scritto;
ma perchè a Dio quel
ch’è poi cognito ab eterno
si dice ab eterno il cattivo non essere nel libro
della vita, e ciò sia vero lo
dimostra l’Esodo dove
dice Moisè a Dio Signore: “o tu perdona a questo
popolo, o tu scancella me dal libro della
vita” e
Dio ripose: “Non scancellerò te ma chi pecca
contra me io cancellerò”. Ecco dunque che i tristi
nella
volontà antecedente di Dio in quanto sono
suoi difetti, sono anche predestinati, e che sono
poi reprobati e
scancellati per il peccato nella volontà
conseguente, sendo scritto: “Quei che sono