Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 120

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dal libro scancellati,” adunque erano scritti. Che
cosa più di questa può esser chiara? pure sempre
mi rimetto a chi l’intende meglio.

Giul. Questo sentimento mi par meglio ragionevole
assai, e cattolico, e assai meglio più m’è
piaciuta quella esposizione de’ passi di San Paolo
secondo Teofilato, perchè si vede gran carità nell’Apostolo
verso gli Ebrei e molt’arte nel dire
contra loro senza esasperarli, perchè scrivendo egli
ad Ebrei le ragioni che apprendevano la legge
cristiana con certi pregiudizi infirmamente per
esortarli e ridurli allo spirito non ci era bisogno
altro che tal parlamento, e si vede che l’autorità
di San Paolo addotta contra malignanti da’
luoghi stessi dove sono presi i mali per via di
dubbio, l’apportò acciò poi per iscolpare Iddio
le loro colpe si scoprissero per le quali erano
reprobati. Ma San Giovanni Battista liberamente
disse a gli Ebrei perfidianti contra la grazia mostrando
zelo della legge e vantandosi del linguaggio
d’Abramo più malignamente che queste
generazioni di vipere non d’Abramo perché più
le vipere che Abramo imitavano. Il nostro Signore
loro addusse Isaia dicente che nominavano
Iddio, e sua legge con le labra non con il cuore
e con gli affetti, il qual modo libero di parlare
non potè usar l’Apostolo al primo incontro, ma
pian piano li riduce a questo, come direte mostrando
prima che non doveva ricercare conto e
ragioni a Dio, che somma ragione era, poichè per
mostrar la sua gloria Dio la permette a quei tristi
mentovati.

Ger. Evvi altro sopra questo passo?

Giac. È certo che Dio potrebbe salvar tutti con
assoluta podestà, ma sarebbe un’altra sorte di
mondo: ma stando in questo egli non ha colpa
nessuna per questo. Anche si può intendere ch’ei
faccia di noi ciò ch’ei vuole, nè noi siamo tali
che le possiamo render conto, come i vasi dicono
al fabro “perchè ci hai fatto così?” nè noi potiamo

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