Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 124
che i doni di tanto donatore dispreggia. Io che
son nulla quando do qualche cosa ad un mio servitore,
tutto mi cruccio s’ei non l’accetta, non
serve in quel fine perchè io glielo diedi, or che
farà Dio
Santissimo? pur mi stupisce che questi
empi leggendo che Dio morì per tutti e rimediò
a tutti i peccati, poi si
stanno sofisticando ch’egli
in noi opera male e bene a capriccio e che noi
non siamo liberi e pur ci condanna;
dicono aver
questo da San Paolo imparato; dunque ne segue
che San Paolo sia in molta disgrazia di Dio per
aver palesato il secreto della sua tirannide, perchè
ad un prencipe non si può far maggior dispiacere
che
palesando a’ sudditi il modo come si aggira il
popolo, dando ad intendere che a tutti vuol bene
e che gli aiuterà
nell’occorrenze, e poi avesse animo
di mal trattare una buona parte di loro e
operasse lor male secretamente
facendone ammazzare
a centinaia in segreti luoghi.
Giul. Avete anche notato ch’eglino per il peccato
d’Adamo tutti dannati ci dicono, ma per la
morte di
Cristo non tutti salvi; errore contra la
sufficienza di Dio e contra la predica de gli Apostoli
tutti dicenti che
come in Adamo tutti perimmo,
così in Cristo tutti siamo vivificati, e che
ei morì per tutto il mondo, e ciò che
sappiate
che l’Apostolo a Timot. dice che il vaso di dispreggio
purgandosi diventa vaso di onore, ritenendo
la medesima metafora per chiarezza non
per argomento, come a Roma fece, e a gli Ebrei:
Non fate come Esaù che
per una scudella di lenti
perdè la primogenitura e fu reprobato, vede come
da per se tal si fece, non per
l’oracolo divino il
necessitasse ad esser tristo per bisogno d’empir
l’inferno, o perchè in lui Dio operasse
efficacemente
il male, che se ciò facesse si predicarebbe
non Dio di misericordia e di consolazione, ma
d’ira
e d’onore, perchè sempre ognuno si crederà
e sospetterà non esser da Dio ben voluto, ma tradito,
e s’egli stesso
mel dicesse, non crederei perchè