Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 131

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Giac. Or così a Lutero far si dovrebbe e a’ suoi
neganti il primato di San Pietro in Roma contro
le sacre istoria e contra l’evidenza del possesso
della successione sino adesso durato, contra i consegli
degl’imperadori e da’ Pontefici congregati:
similmente inoltre negano i libri di tutte le chiese
ricevute e dalla romana autorizzati, dallo Spirito
Santo dettati e sin adesso mantenuti. Volesse
Dio che mai toccasse a me lo scettro, come il farei
volentieri e mostrarei in fatto: questo è nocivo
perfidiare contra le testimonianze approvate, e
queste sono necessarie sempre al cristianesimo
nascente da quella fede che a Cristo ci fa uniformi,
che siccome ei muore per noi e per la verità, così
vuole che noi per la medesima moriamo e per lo
seggio della ragione, come tutt’i Santi han fatto
con Cristo e buoni naturalmente viventi sono in
quella fede diabolica contra naturale di Lutero
che sol vuole che operi, e noi stiamo a spasso su
la credenza senza imitarlo.

Ger. Benissimo dite. Questo dice benissimo
San Paolo, San Pietro, San Giovanni e San Giacob
perchè han parlato tanto conforme alla natura
non corrotta nelle false scuole che ognuno dimandato
del bene e del male, della falsa e della buona
fede, risponderà come noi, cioè chi fa bene, avrà
bene e chi lame, male: quel che per te non vuoi,
non far ad altri, onde Cristo comincia la sua predica.

Giul. Dunque la fede di Cristo confondete con
la naturale?

Giac. Si fonda ben nella naturale la fede di
Cristo e lei ci amica con la perfezione del perfezionato
e in nessum modo contraria, ma soprastà,
a lei. Però colui che non disprezza la fidanza naturale
merita la sopra naturale perchè ha usato
bene il dono di Dio primo come dal p.° Cap. ad
Roman. si può conoscere; ma chi è infingardo e
infido per natura perversamente usata così eligente,
non può arrivare a quella fede cristiana

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