Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 132

Precedente Successiva

ch’è pura per carità per la quale il giusto vive
e non per paura servile; perchè in verità non è
obbligato il donatore altri doni a colui donare
che i premi disprezza, nè osservar le promesse
degli altri. Abramo perchè a Dio credette, come
doveva, e volle vivere a modo suo quando li disse
che uscendo dalla patria aveva da ricevere tanti
gran beni, e che immolando Isaac pure resterà il
suo seme senza fine a moltiplicarci, meritò che
tutte le promesse fussero adempite ad esso avendoci
dichiarato Dio Padre di tutti gli uomini che
la salute a tutti sufficientemente compartisce,
come eredità comune, non è obbligato osservar
questa promessa se non a coloro che la credono,
e operano in modo che credenti si dichiarino
per carità non per finzione, e divengano d’animo
fraterno con tutti gli uomini così come Dio è
d’animo paterno con tutti. Perciò nell’Ecclesiastico
sta scritto che guardando a tutte le nazioni
trovarete che Dio mai denegò la misericordia a
chiunque la chiese, e in Malach. son ripresi coloro
che nelle mogliere strane faceano torto perchè
Dio così era Padre di coloro, come delli Ebrei,
e la lega che Dio fece col popolo eletto non pregiudicava
alla legge che Dio fece con tutto il
mondo quando ci creò. Spesso nel nuovo testamento
Dio si nomina di tutti Padre e che morì
per tutti. Si legge dunque: “Tutti usando bene le
grazie naturali e sufficienti restano capaci di salvazione;
Dio quasi obbligato per cortesia della sua
promessa donar loro modo di salvarsi.” Dunque
se gl’infedeli usando i doni di Dio e non si ostinassero
nelle parzialità delle sette, trovarebbono
la fede sopranaturale e sarebbono illuminati divinamente,
perchè usarno il naturale bene, come
dice David, andando di virtù in virtù, perchè dalla
libertà e naturali doni ben usati a’ sopranaturali
per venirci disponiamo: e Dio non manca con la
grazia e per tanto si conosce che la commune eredità
della salute, così la chiama San Paolo, il

Precedente Successiva