Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 142

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vecchia e la nuova che vuol dire appresso noi
testimonianze divine o vero lasciti amori come
esso San Paolo, or David, or Moisè chiamarono
Testamento eterno la legge di Dio. Poi in ebraico
vuol dire patto come espone Ieremia che fece
Dio agli uomini; or il nuovo patto che ha fatto
Cristo è chiamato in San Giovanni, legge e mandato
e il medesimo col vecchio perchè si comanda
l’amor di Dio e del prossimo, come in quello, e
l’operare come Cristo ha fatto, e poi dice: Voi
sarete amici miei se farete quel che vi comando.
Dunque l’Evangelo non contradice al vecchio ma
gli dà perfezione. Se il figurato non smentisce la
figura, Dio non contradice a se stesso il quale
disse di più: Venni non a derogare la legge, ma per
adempirla. L’istesso dice Paolo: Cristo non si lamenta
d’altro contra i Farisei, e in San Paolo al
Secondo de’ Romani: Se non che predicavano non
facendo e mostrar zelo della legge di Moisè nella
mosaica, ma la cristiana osservano; e gli assomiglia
a quel figliuolo che disse al padre che lui
voleva andare a faticare alla vigna e poi non ci
andò e i peccatori, meretrici e publicani, comparò
a quel che disse non volerci andare e poi andovvi
mosso a penitenza. Ecco dunque che l’opere finte,
simulate e cerimoniali sotto specie della legge
fatta, l’Evangelio deroga, ma non quella della
carità e buon cuore da tutte leggi divine e umane
e naturali comandate e approvate. Drizzate l’occhio
a questo punto che vedrete da Lutero trovato,
perchè i popoli non s’avvedessero della sua
furbaria; e però sendo sparsa per ogni lezione
savia raccomandazione del ben fare, egli per torla
via, trovò questa invenzione di dire che sia legge
opposta all’Evangelio, perchè il Vangelo dice
(secondo loro, il che mai si trova) che non abbiamo
libertà, che basta sol credere, che non può
fare che da Dio non è spinto efficacemente, e la
legge dice che abbiamo libertà, e mostra per essi
di dirlo e grazia bastante a voler operare bene

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