Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 148

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maligna, come Ario, e morendo diceva e
si lamentava di sè: “Non avessi mai posto mano
alle lettere sacre!” Ond’è vero che la passione
scuopre gli altri come per proverbio. Quinci veder
si può con ragione i settarii hanno abandonata la
chiesa rimana come madre u’ siede il successor
del maggior Pietro, dice il nostro poeta, come per
empia partialità son mossi a negare quella successione
1500 [anni] con infiniti miracoli durata,
da santi pontefici stabilita, a cui quando i Greci
vollero contradire restorno abbattuti per confessione
di essi medesimi e di Dio stesso che con
l’affetto mantenne questo seggio, secondo ha promesso,
e quel greco permesse in predica andasse
d’infedeli, e però dicono che Lutero abbia ciò
negato per vincere, e non vogliono che i libri
primi di Lutero si chiamino polemici, cioè sprevigianti
col papa e s’alligano loro contro. Chi
non vede questa sceleratezza quanto è grande?
Dunque per vincere si deono dir bugie e smentire
le istorie; non si vede ch’eglino stessi palesano
la propria sostanza e parzialità che da chiesa cristiana,
volleno far la Luterana e di comune, particolare.
Adesso vorrebbono cancellare quei libri
falsi, ma non ponno. Ah! o tu che sol per cancellare
scrivi, pensa che Pietro e Paolo dimorino
per la vigna che Cristo piantò.

Giac. Anzi se ne gloriano di questa astuzia di
Lutero, come dice David: questi son proprio empii,
e San Giacomo: son vivi, che tal sapienza è
diabolica parziale, instabile e contenziosa; onde
oggi sono ostinati ancora con tutta questa scoverta
del loro maestro…
Il capo visibile, perchè lor non avvenga necessita
di sottoporsi al comun pontefice romano che
per antichità, riscontri testimoniali, miracoli e sangue
sparso, è di Cristo Vicario stabilito, onde quei
davano il primato a San Paolo vedendosi convinti
per li Atti Apostolici che San Paolo fu in Roma
e quivi tenne il vescovado, onde ne seguita che

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